San Josemaría a Madrid: la fondazione dell’Opus Dei

Josemaría Escrivá andò a vivere a Madrid nell’aprile del 1927. A Madrid disse una volta ho ricevuto la mia missione: per questa e per altre ragioni, mi considero, a buon diritto, madrileno.

Josemaría Escrivá andò a vivere a Madrid nell’aprile del 1927. A Madrid – disse una volta – ho ricevuto la mia missione: per questa e per altre ragioni, mi considero, a buon diritto, madrileno.

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Calle García de Paredes: la fondazione dell’Opus Dei

Al n. 45 di Calle García de Paredes si trova la Basilica de La Milagrosa dei Padri Lazzaristi.

Nella Casa Madre dei Padri Lazzaristi, la cui prima pietra venne collocata il giorno di San Giuseppe del 1883 e che adesso ospita il Sanatorio della Milagrosa, Josemaría Escrivá fondò l’Opus Dei il 2 ottobre 1928.

La Basilica

La Casa Madre dei Lazzaristi era un ampio edificio di quattro piani in mattoni, attorno ad un cortile interno, con camere semplici e austere, che si aprivano su larghi corridoi. Addossata alla costruzione, all'entrata di via García de Paredes, si trovava la chiesa di S. Vincenzo de' Paoli, oggi Basilica della Milagrosa, terminata nel 1904. Dietro si trovava “un ampio terreno coltivato, fertilissimo, dalle svariate gradazioni di verde e lussureggiante, con diversi riquadri tagliati da sentieri e vialetti, coperti di frondosi alberi, alcuni da frutta, altri da ombra” (Cfr Guía de Arquitectura y Urbanismo de Madrid). L’edificio ha subito negli anni quaranta una profonda trasformazione e buona parte dell'antica costruzione è ora un ospedale. Il resto, ristrutturato e ampliato, è attualmente la residenza della Comunità dei Padri Lazzaristi che si occupano dell'annessa Basilica della Milagrosa). Con lo scorrere degli anni quegli enormi spazi aperti di orti e giardini, che si estendevano fino a Cuatro Caminos alternati a grandi aree libere e zone edificate, sono stati progressivamente inghiottiti dall'espansione della città.

Dal 30 settembre al 6 ottobre del 1928 San Josemaría iniziò lì un Corso di Ritiro con altri cinque sacerdoti. Si levavano alle cinque del mattino e si ritiravano alla nove di sera. Durante il giorno: esami di coscienza, Santa Messa, prediche da ascoltare, ufficio divino…

Il martedì mattina, 2 ottobre, festa degli Angeli Custodi, dopo aver celebrato la Messa, don Josemaría si trovava in camera sua a leggere le note che aveva portato con sé. All'improvviso gli sopraggiunse una grazia straordinaria, con la quale comprese che il Signore dava risposta alle sue insistenti petizioni, al suo «Domine, ut videam!» e al «Domine, ut sit!».

Esattamente tre anni dopo avrebbe descritto così la sostanza di quanto accaduto:

«Ricevetti l'illuminazione su tutta l'Opera, mentre leggevo quelle carte. Commosso, mi inginocchiai - ero solo nella mia camera, fra una meditazione e l’altra - resi grazie al Signore, e ricordo con emozione il suono delle campane della parrocchia di Nostra Signora degli Angeli»

Una cappella della Parrocchia di Nostra Signora degli Angeli ricorda la fondazione dell'Opus Dei.

Sotto la luce potente e ineffabile della grazia gli fu mostrata l'Opera nel suo insieme; “vidi”, è questa la parola che usava sempre quando parlava di quanto accaduto.

Furono istanti di indescrivibile grandiosità. Davanti ai suoi occhi, dentro l'anima, quel sacerdote in preghiera vide disegnato il panorama storico della redenzione umana, illuminato dall'Amore di Dio. In quel momento, in modo inesprimibile, colse il contenuto divino dell'eccelsa vocazione del cristiano che viene chiamato, in mezzo alle proprie occupazioni terrene, alla santificazione della propria persona e del proprio lavoro. Con quella luce vide l'essenza dell'Opera strumento ancora senza nome- destinata a promuovere il disegno divino della chiamata universale alla santità e vide come dall'interno dell'Opera strumento della Chiesa di Dio irradiavano i principi teologici e lo spirito soprannaturale che avrebbero rinnovato il mondo. Con immenso stupore comprese, nell'intimo della sua anima, che tale illuminazione era non solo la risposta alle sue petizioni, ma anche l'invito ad accettare un incarico divino.

«Ricordo con emozione il suono delle campane della parrocchia di Nostra Signora degli Angeli» diceva San Josemaría Escrivá. Una di quelle campane si trova attualmente nel Santuario di Torreciudad.

Nella stanza del sacerdote raccolto in preghiera giungeva lo scampanio festoso della chiesa di Nostra Signora degli Angeli, nel vicino rione di Cuatro Caminos. Quello scampanio rimase per sempre impresso nella sua memoria: «Risuonano ancora nelle mie orecchie» - diceva nel 1964 - «le campane della chiesa di Nostra Signora degli Angeli, che festeggiavano la loro Patrona».

Nei piccoli eventi quotidiani, vissuti con amore e alla perfezione, nelle fatiche e nelle difficoltà, nelle gioie, in un lavoro professionale eseguito bene, nel servizio alla società e al prossimo, è sempre racchiuso un tesoro. Perché il lavoro professionale e le relazioni sociali costituiscono l'ambito e la materia che i cristiani devono santificare, facendosi santi nel disimpegno degli obblighi familiari e civili. Nella chiamata universale alla santità è implicito, pertanto, il valore santificante del lavoro offerto a Dio, il valore cristiano di attività secolari che ci distaccano da questo mondo senza cessare di essere ben presenti in esso. Cosicché l'anima da tutto prende occasione per santificarsi, per divinizzarsi.

«Nella normalità della nostra vita, mentre camminiamo sulla terra accanto ai nostri colleghi di professione - “ogni simile ama il suo simile”, dice il proverbio, e così è la nostra vita - Dio nostro Padre ci dà l'occasione di esercitarci in tutte le virtù, di praticare la carità, la fortezza, la giustizia, la sincerità, la temperanza, la povertà, l'umiltà, l'obbedienza...».

Pertanto, le scienze e l'arte, l'economia e la politica, l'artigianato e l'industria, il lavoro domestico e qualsiasi altra professione onorevole, non sono più profane o indifferenti. Perché ogni attività, vivificata nell’unione con Cristo, esercitata con rettitudine e spirito di sacrificio, con amore per il prossimo e con perseveranza, con l'intenzione di dare gloria a Dio, viene nobilitata e acquista valore soprannaturale.

Quel giovane sacerdote, alter Christus, stava per diventare araldo del nuovo messaggio per l'umanità: messaggio «vecchio come il Vangelo e nuovo come il Vangelo». Tuttavia vedeva se stesso, nel migliore dei casi, come un umile e disprezzabile asinello sul quale, all'improvviso, era stato posto un carico prezioso e pesante. Dolce peso, condiviso dal Signore, che era entrato nel più profondo della sua anima. A rigore di termini, così sentiva don Josemaría la propria vocazione:

Se mi chiedete come si nota la chiamata divina, come uno se ne rende conto, vi dirò che è una visione nuova della vita. È come se si accendesse una luce dentro di noi; è un impulso misterioso, che spinge l'uomo a dedicare le sue più nobili energie a un'attività che, nella pratica, acquista lo spessore di un mestiere. Questa forza vitale, che è come una valanga travolgente, è ciò che altri chiamano vocazione.

La vocazione ci porta senza che ce ne rendiamo conto a prendere nella vita una posizione, che manterremo zelanti e gioiosi, ricolmi di speranza persino nel momento estremo della morte. E' un fenomeno che conferisce al lavoro un senso di missione, che nobilita e valorizza la nostra esistenza. Gesù entra con un atto di autorità nell'anima, nella tua, nella mia: questa è la chiamata».

In quei giorni di ritiro dai Lazzaristi riconobbe la mano provvidenziale del Signore, che aveva preparato la pietra fondazionale attraverso i gravi eventi che avevano obbligato la famiglia a peregrinare da Barbastro a Logroño, da Logroño a Saragozza e da Saragozza a Madrid. Con questa luce, la sua vita acquistò un senso completo e nuovo. Dio lo aveva portato fino alla capitale per immergerlo a fondo nei problemi dell'umanità.

Ieri sera, andando per strada, consideravo» - scriverà nei suoi Appunti - «che Madrid è stata la mia Damasco, perché qui mi sono cadute le squame dagli occhi dell’anima (...) e qui ho ricevuto la mia missione»

Prese in esame i mezzi materiali dei quali disponeva per la sua missione e si rese conto della propria nudità. Il Signore lo aveva progressivamente spogliato, nel cammino della vita, di tutti gli impedimenti. Mi trovavo allora solo con l'unico bagaglio dei miei ventisei anni e del mio buon umore» disse facendo i conti. (E in un'altra occasione: Nell'Opera abbiamo incominciato a lavorare, quando il Signore volle, con una mancanza assoluta di mezzi materiali: ventisei anni, la grazia di Dio e buon umore. E basta.

Il testo della lapide dice: “il giorno 2 ottobre 1928, mentre faceva un ritiro spirituale in questa casa dei Padri Lazzaristi, il beato Josemaría Escrivá ricevette nel suo cuore e nella sua mente il seme divino dell’Opus Dei:
Ricevettil'illuminazione su tutta l'Opera: commosso, mi inginocchiai ero solo nella mia camera, fra una meditazione e l’altra resi grazie al Signore, e ricordo con emozione il suono delle campane della parrocchia di Nostra Signora degli Angeli."

Una lapide ricorda il luogo della fondazione dell’Opus Dei.

Nel 2000 i Padri Lazzaristi della Basilica della Milagrosa hanno apposto all’interno della chiesa una lapide nella quale si ricorda che San Josemaría Escrivá de Balaguer ricevette lì, nel 1928, l’ispirazione divina di fondare l’Opus Dei.

Il testo della lapide, sormontato dal sigillo dell’Opera, dice: “il giorno 2 ottobre 1928, mentre faceva un ritiro spirituale in questa casa dei Padri Lazzaristi, il beato Josemaría Escrivá de Balaguer ricevette nel suo cuore e nella sua mente il seme divino dell’Opus Dei: Ricevetti l'illuminazione su tutta l'Opera: commosso, mi inginocchiai ero solo nella mia camera, fra una meditazione e l’altra resi grazie al Signore, e ricordo con emozione il suono delle campane della parrocchia di Nostra Signora degli Angeli.

In quei giorni San Josemaría seguiva un ritiro spirituale insieme ad altri sacerdoti nella Casa Madre dei Padri Lazzaristi, un edificio addossato alla Basilica, all’epoca chiesa di San Vincenzo. Dio gli fece vedere l’Opus Dei quando, dopo aver celebrato Messa, mentre revisionava nella sua stanza alcuni appunti nei quali aveva raccolto le ispirazioni e le grazie ricevute negli ultimi dieci anni e che si sarebbero concretizzate in quel 2 di ottobre.

LUOGHI LEGATI ALLA STORIA DELL’OPUS DEI

Calle de Alcalá. “Il Sotanillo”

Su per la calle de Alcalá, in direzione della porta di Alcalá, attraversando l’altro marciapiede, il passante si trova davanti all’antica sede de El Sotanillo, che era al numero 31, molto vicino a Piazza Indipendenza.

Nei primi tempi dell’Opus Dei, quando San Josemaría non possedeva alcuna sede, era solito andare in questa cioccolateria (adesso non c’è più) con le persone con cui aveva intrapreso un cammino di apostolato.

Racconta Vázquez de Prada: “Questo locale - bar, birreria, caffetteria, tutto insieme - era situato in una zona molto centrale: nella via di Alcalá, fra via Cibeles e Piazza dell’Indipendenza. L'ingresso era a piano terra e bisognava scendere alcuni gradini, poiché stava in un seminterrato.

Don Josemaría si trovava a suo agio nell'ambiente del "Sotanillo", attorniato dai suoi giovani amici. Juan, il proprietario, e suo figlio Angel si abituarono a vedere il sacerdote accompagnato dagli studenti. Quando lo vedevano entrare, si scambiavano a voce alta una specie di parola d'ordine: “E' arrivato, con i suoi discepoli”.

Porta Alcalá

Il visitatore arriva poi a un altro monumento emblematico di Madrid: la Porta di Alcalá in Piazza Indipendenza.

Nei pressi di questa piazza, al numero 75 della calle de Alcalá, nacque Álvaro del Portillo.

La Porta di Alcalá è, insieme alla Fonte di Cibele, uno dei monumenti più conosciuti di Madrid. Venne costruita da Francesco Sabatini nel 1771. E’ una delle grandi porte ornamentali che vennero costruite durante il regno di Carlo III. Commemora l’entrata di Carlo III nella capitale.

Parque del Retiro

La denominazione di “Retiro” deriva dal Cuarto Real, una zona di ritiro spirituale costruita per ordine di Filippo II il quale, in Quaresima, vi si ritirava per pregare e prepararsi alla Settimana Santa. In origine si chiamava Cuarto Real de San Jerónimo. Più tardi il duca di Olivares lo chiamò Casa Real del Buen Retiro, anticipazione del nome attuale.

San Josemaría si riuniva in questo parco per chiacchierare con i primi membri dell’Opus Dei e con le persone con le quali aveva intrapreso un cammino di apostolato. Racconta Isidoro Zorzano: “All’inizio, insieme al Padre, non avevamo un posto dove andare. Ci sedevamo su una panchina del corso. Poi andammo al Retiro, che era più tranquillo…e lì sognavamo i nostri progetti.”

Scriveva San Josemaría nel febbraio del 1932 che a volte visitava questo Parco: Sabato scorso sono stato al Retiro dalle dodici e mezza all'una e mezza e cercai di leggere un giornale. L'orazione veniva con tale impeto che, contro la mia volontà, dovevo interrompere la lettura.

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L’edificio in calle Diego de León nel 1940 e al giorno d’oggi.

Col titolo “San Josemaría a Madrid. Gli inizi dell’Opus Dei”, l’Ufficio Informazioni ha disegnato una mappa, nella quale si possono localizzare alcuni luoghi legati alla storia dell’Opus Dei e del suo fondatore.