Mons. Javier Echevarría nel primo anniversario della canonizzazione di san Josemaría

Carissimi, è passato un anno dal giorno felice della canonizzazione di San Josemaría Escrivá. Non posso non ricordare come, nei lunghi mesi di preparazione spirituale a quell'evento di grazia, il mio pensiero si fermasse spesso su un punto: la canonizzazione sarebbe stata un nuovo incontro con Dio.

Carissimi, è passato un anno dal giorno felice della canonizzazione di San Josemaría Escrivá. Non posso non ricordare come, nei lunghi mesi di preparazione spirituale a quell'evento di grazia, il mio pensiero si fermasse spesso su un punto: la canonizzazione sarebbe stata un nuovo incontro con Dio, attraverso la mediazione di questo santo sacerdote; e quindi una vera e profonda conversione personale.

Fu così. Il 6 ottobre 2002, in Piazza San Pietro, si fece più forte in tutti noi la certezza che il Cielo è il nostro approdo definitivo, il luogo dove Dio ci aspetta, la meta della nostra vita. Dall'arazzo esposto sulla facciata della basilica vaticana, il volto sorridente di San Josemaría, rivolto a ciascuno di noi, ci comunicava il nucleo del suo messaggio: la chiamata universale alla santità.

L'invito del Santo Padre nell'omelia della Messa ci aiutò a confermare un proposito sincero: «Elevare il mondo a Dio e trasformarlo dal di dentro: ecco l'ideale che il Santo Fondatore vi indica. Egli continua a ricordarvi la necessità di non lasciarvi intimorire dinanzi a una cultura materialistica, che minaccia di dissolvere l'identità più autentica dei discepoli di Cristo. Gli piaceva ripetere con vigore che la fede cristiana si oppone al conformismo e all'inerzia interiore. Seguendo le sue orme, diffondete nella società, senza distinzione di razza, classe, cultura o età, la consapevolezza che siamo tutti chiamati alla santità. Sforzatevi di essere santi voi in primo luogo, coltivando uno stile evangelico di umiltà e servizio, di abbandono alla Provvidenza e di ascolto costante della voce dello Spirito. In tal modo, sarete "sale della terra (cfr. Mt 5, 13) e risplenderà "la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Ibid. 16)»(1).

Un proposito, questo, che per diventare realtà deve, fin dal primo passo, esprimersi in atti di contrizione per le mancanze grandi e piccole presenti nelle nostre opere, per l'inadeguatezza con cui rispondiamo ai doni di Dio. Ecco la prospettiva quotidiana, pratica, della conversione. In questo senso, oggi voglio formulare, per tutti noi, l'augurio che il 6 ottobre sia una data che non si cancelli dalla nostra memoria. Uno degli insegnamenti più costanti nella predicazione di San Josemaría, non dimentichiámolo, è questo: «la tua vita interiore dev'essere proprio questo: cominciare... e ricominciare» (2).

2. Un altro pensiero veniva alla mia mente in quei mesi di preparazione: il 6 ottobre sarebbe stata una festa di tutta la Chiesa. San Josemaría appartiene al patrimonio di santità che costituisce l'insondabile ricchezza del mistero della Chiesa: la sua dottrina ed il suo esempio indicano una strada che tutti noi — uomini e donne, giovani ed anziani, sacerdoti e laici, intellettuali ed operai, sani e malati, coniugati, celibi o vedovi — siamo chiamati a percorrere: «Elevare il mondo a Dio e trasformarlo dal di dentro», secondo l'espressione usata dal Papa.

Un santo di tutta la Chiesa. È un'idea che si percepisce con chiarezza nelle parole pronunciate da Giovanni Paolo II all'indomani della canonizzazione: «San Josemaría fu scelto dal Signore per annunciare la chiamata universale alla santità e per indicare che la vita di tutti i giorni, le attività comuni, sono cammino di santificazione. Si potrebbe dire che egli fu il santo dell'ordinario. Era infatti convinto che, per chi vive in un'ottica di fede, tutto offre occasione di un incontro con Dio, tutto diviene stimolo alla preghiera. Vista così, la vita quotidiana rivela una grandezza insospettata. La santità si pone davvero alla portata di tutti» (3).

Tanti eventi, piccoli e grandi, succedutisi nel corso di quest'anno, hanno sancito con la forza dei fatti questa realtà. Abbiamo ricevuto innumerevoli testimonianze, provenienti da tutto il mondo e da ogni genere di persone, che dimostrano come ovunque tanta gente ricorre alla sua intercessione presso Dio e riceve favori spirituali e materiali, talvolta autentici miracoli. La devozione verso San Josemaría si è dilatata ancora di più nei mesi appena trascorsi, e ci stimola ad essere cristiani coerenti, senza cedimenti.

3. Desidero aggiungere una considerazione, consolante ed impegnativa insieme. Questo santo, questo sacerdote dotato di un tale potere di intercessione presso Dio, continua a esercitare — nei confronti di ciascuno di noi — la paternità che aveva sulla terra e che era una caratteristica molto specifica della sua personalità umana e spirituale. Ascoltiamo in proposito, ancora una volta il Santo Padre: «Escrivá de Balaguer fu un santo di grande umanità. Tutti coloro che lo frequentarono, di qualsiasi cultura o condizione sociale, lo sentirono come un padre, completamente dedito al servizio degli altri, poiché era convinto che ogni anima è un tesoro meraviglioso; in effetti, ogni uomo vale tutto il Sangue di Cristo» (4).

Possiamo agire, dunque, con la certezza che, dal Cielo, egli continua ad occuparsi di noi, a vegliare, a pregare perché siamo fedeli ai piani di Dio. Con la grazia divina, malgrado le nostre carenze, qualsiasi traguardo spirituale appare raggiungibile. La santità non è un'utopia. Operare guidati da una simile speranza non è un sogno impossibile. È vero: la santità si insegue nel quotidiano, ha insegnato San Josemaría; ma l'ordinario non la rende banale. Santità è pienezza d'amore. E l'amore non lascia spazio al grigiore o alla monotonia. Il cristiano deve volare alto.

Ma è pure una certezza impegnativa. Il vincolo filiale che ci unisce a San Josemaría è inseparabile della sua figura e della sua storia; la figura e la storia di un uomo che si è santificato compiendo senza riserve la missione affidatagli da Dio. Anche quest'aspetto venne toccato dal Papa nel suo discorso: «Nel Fondatore dell'Opus Dei spicca l'amore per la volontà di Dio. Esiste un criterio sicuro di santità: la fedeltà nel compiere la volontà divina fino alle ultime conseguenze. Su ciascuno di noi il Signore ha un progetto, ad ognuno affida una missione sulla terra. Il santo non riesce neppure a concepire se stesso al di fuori del disegno di Dio: vive soltanto per realizzarlo» (5).

Quindi, San Josemaría ci parla di fedeltà alla vocazione assegnátaci dal Signore, ci parla di perseveranza, del dovere di corrispondere alla grazia di Dio che ci viene offerta dal Cielo in ogni circostanza. Dono e impegno compongono, nella vita del cristiano, un intreccio inestricabile.

4. Pochi giorni fa abbiamo ricordato il settantacinquesimo anniversario della fondazione dell'Opus Dei. Per un'istituzione che deve durare nei secoli, settantacinque anni sono solo un inizio. Il nostro santo Fondatore era certo che quando il Signore progetta un'opera sua, sceglie strumenti assolutamente sproporzionati, inadeguati, affinché si veda che l'opera è appunto sua.

Noi, e tante anime che nel mondo intero si nutrono dello spirito dell'Opera, siamo quegli strumenti. Dobbiamo perseverare nel supplicare l'aiuto di Dio, consapevoli della nostra pochezza, e nel ringraziarLo per i frutti che ci concede. Il modo migliore per esprimere questa gratitudine sarà di amare sempre di più i sacramenti e di custodire gelosamente, assieme a tutti i fratelli nella fede, i beni di cui Dio ha voluto arricchire la sua Chiesa.

Permettétemi di ricordarne almeno uno: la stretta unione, vera devozione filiale, che San Josemaría ci ha insegnato a mantenere con il Papa. Questo è certamente un baluardo in grado di difendere la fede dei cristiani di fronte agli influssi della secolarizzazione dilagante.

Fra pochi giorni, il 16 di questo mese, in unione con tutti i cattolici e tantissimi altri uomini e donne di buona volontà, celebreremo il venticinquesimo anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo II come Successore di Pietro. In tale ricorrenza vorrei che tutti ci sentissimo in dovere di offrire la nostra preghiera, la nostra mortificazione e il nostro lavoro per il Papa, per le sue intenzioni, per la sua salute. Non solo: vorrei che ci sentissimo anche direttamente interpellati dalla sua sempre più visibilmente eroica testimonianza di adesione alla Croce. Nel Santo Padre vediamo oggi in modo eloquente il volto di Cristo sofferente, che prende su di sé, sulla via del Calvario, il peso di tutta l'umanità, così bisognosa di redenzione. L'unione con il Papa oggi significa anzitutto generosità nel portare, assieme a Lui, senza un lamento, con ostinazione santa, con amore, con dignità, ogni giorno, le nostre personali sofferenze, partecipando alla Croce di Gesù.

Chiediamo alla Madonna, in piedi sulla vetta del Golgota, di vegliare con affetto materno sul Papa, di conservarlo a lungo per il bene della Chiesa e dell'intera umanità. Così sia.

Note

(1) Giovanni Paolo II, Omelia nella canonizzazione di San Josemaría, 6-X-2002.

(2) San Josemaría, Cammino, n. 292.

(3) Giovanni Paolo II, Discorso nell'Udienza per la canonizzazione di San Josemaría, 7-X-2002.

(4) Giovanni Paolo II, Discorso nell'Udienza per la canonizzazione di San Josemaría, 7-X-2002.

(5) Giovanni Paolo II, Discorso nell'Udienza per la canonizzazione di San Josemaría, 7-X-2002