La storia di alcuni canti natalizi

Il Natale si avvicinava. In una residenza universitaria di Madrid, San Josemaria suggerisce a dei giovani dell’Opus Dei di comporre alcune canzoni da cantare durante le tertulie nelle riunioni familiari. Pubblichiamo alcune di quelle semplici melodie natalizie.

Il Natale del 1947 era vicino. In una residenza universitaria di Madrid, San Josemaría suggerisce a dei giovani dell’Opus Dei di comporre alcune canzoni natalizie da cantare nelle riunioni familiari. Pubblichiamo il testo di alcune melodie di Natale che nacquero da quel suggerimento: Borrico le das tu querer, El buey le dijo a la mula, Soy una mula, Villancico del camino y Muéstramelo ya.

L’idea di comporre delle canzoni si sparse nei paesi dove già c’erano persone dell’Opus Dei e il Fondatore dell’Opera cominciò a ricevere versi e musiche da tutto il mondo. In una di quelle occasioni vennero unite canzoni in varie lingue in una sola melodia: Il canto del Cammino.

Sant’Agostino, ricordava don Álvaro del Portillo, diceva che chi prega cantando, prega due volte”. Aggiungerei che chi canta in famiglia si sente due volte in famiglia

Si trattava di parole semplici, che aiutavano a mettersi nelle scene della Natività, ed aiutavano a pregare. “Sant’Agostino – ricordava don Álvaro del Portillo – diceva che chi prega cantando, prega due volte”. Aggiungerei che chi canta in famiglia si sente due volte in famiglia.

Le parole e la melodia di questa pastorale riflettevano un’idea di San Josemaría: vivere una pietà semplice, da bambini, ma fondata su una dottrina solida, da teologi (cfr Lettera del Prelato dell'Opus Dei, luglio 2011). Il far cenno ripetutamente al bue e all’asinello, per esempio, è la dimostrazione di quel consiglio: “Il bue e l’asinello – spiegava il Cardinale Ratzinger – non sono un mero prodotto dell’immaginazione devota ma essi sono diventati accompagnatori dell’avvenimento della Natività in virtù della fede della Chiesa nell’unità fra l’Antico e il Nuovo Testamento. In effetti, Isaia 1, 3 dice: “Il bue conosce il suo possessore, e l’asino la greppia del suo padrone; ma Israele non ha conoscenza, il mio popolo non ha discernimento”.

I Padri della Chiesa videro in queste parole un discorso profetico che preannunciava il nuovo popolo di Dio, la Chiesa formata dai giudei e dai gentili. Davanti a Dio tutti gli uomini, giudei e pagani, sarebbero stati come buoi e asini, senza ragione nè giudizio. Ma il Bambino del presepe aprì loro gli occhi in modo che intendessero la voce del loro maestro, la voce del loro Signore” (Ratzinger, Joseph Il bue e l'asino del presepe, Immagini di speranza. Le feste cristiane in compagnia del Papa).

Erano gli ultimi giorni del 1974, ed era l’ultimo Natale del Fondatore dell’Opus Dei qui sulla terra. Quella notte si riunì ancora con i suoi figli, che gli portarono una statuetta di Gesù Bambino. Con una delicatezza piena d’amore la prese nelle sue mani senza vergognarsi di fare, come diceva, delle “bambinate”. Nel ricordare il Gesù Bambino del convento di Santa Isabel di Madrid, lo fece danzare, mentre cantava. E guardando il Bambino con tenerezza, lo copriva di baci, confessando ai suoi figli: “Non mi vergogno di baciare il Bambino come quando ero piccolo, e finchè vivrò non mi vergognerò mai di farlo.”

Partiture in pdf

-Borrico le das tu querer

-El buey le dijo a la mula

-Muéstramelo ya

-Soy una mula

-Villancico del camino

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