La nostra famiglia non è una favola, è vera!

Patricia è della Costa Rica ma da 25 anni vive in Germania, col marito e sei figli. "Avrò avuto quattordici anni quando un’amica mi consigliò: ”Raccomandati all'Arcangelo San Raffaele e chiedigli che si faccia onore il giorno della sua festa e che ti ottenga un buon marito”. Questo fu l'inizio della storia di Patricia e Norbert.

Avrò avuto quattordici anni quando un’amica mi consigliò: ”Raccomandati all’Arcangelo San Raffaele e chiedigli che si faccia onore il giorno della sua festa e che ti ottenga un buon marito”. Allora si celebrava la sua festa il 24 ottobre, giorno anche del mio compleanno. Io non sospettavo la portata di quel consiglio e neppure con quale potere si sarebbe reso importante san Raffaele.

Passarono alcuni anni. Mia sorella più grande studiava medicina a Francoforte(Germania), dove viveva insieme a suo marito. Quando ebbero il loro primo figlio mi chiesero di andare da Costa Rica per aiutarli con il bambino. Lì mi sono iscritta a un corso di ballo e ho conosciuto Norbert, un ragazzo attento che mi aiutava con la lingua. Lavorava presso la Lufthansa, formava parte di un gruppo speciale di polizia antiterrorismo, che vestiva con la divisa dell’equipaggio; viaggiavano in incognito, per assicurare la sicurezza dei passeggeri. Si spostava varie volte alla settimana in vari posti del mondo, ma quando tornava a Francoforte ci incontravamo, conversavamo, ridevamo…

Quando Norbert compì vent’anni mi portò per la prima volta a casa dei suoi genitori. in un paese a circa tre ore da Francoforte. Visitando la chiesa del luogo vidi che uno degli affreschi rappresentava l’Arcangelo San Raffaele con Tobia. Era un segno?

Ma il tempo passava e arrivò il giorno in cui gli dissi che dovevo ritornare in Costa Rica.

Come avete vissuto la separazione? È possibile un fidanzamento a distanza?

Non so come descrivere un dolore così grande, quando uno sa che deve separarsi dalla persona che ama. Forse per questo compresi le parole che scrisse San Josemaría in “È Gesù che passa”, quando parla del miracolo dell’Eucarestia, riferendosi a quando due innamorati devono separarsi.

Durante tutto il tempo ci siamo scritti… Allora, negli anni '80, non c’era né internet, né skype, né cellulare, né nulla, chiamare per telefono era quasi impossibile e l’unica scelta era la posta ordinaria. Una mia lettera impiegava circa una settimana per arrivare in Germania e dovevo aspettare almeno un’altra settimana per ricevere al sua risposta. Questo nel migliore dei casi; a volte bisognava aspettare di più.

Ci siamo scritti per sei anni e, una volta, ho cominciato a domandarmi se aveva senso continuare ad aspettare e a scrivere. E se non l’avessi più visto? E se era tutta un’illusione? Era tutta una pazzia, la distanza con l’oceano Atlantico in mezzo.

Il 1985 è stato l’anno decisivo. Mi si è presentata l’opportunità di fare un viaggio a Roma con mia mamma e i miei fratelli nel mese di marzo. Da Roma l’ho chiamato e gli ho detto che ero in Europa. Si è limitato a chiedermi: «Vuoi che venga?». Ho dubitato un po’, ma alla fine gli ho detto di sì. Arrivò due giorni dopo e rimase altri due giorni. Mi disse che sarebbe venuto in Costa Rica ai primi di agosto e che dovevamo decidere se ci sposavamo o lasciavamo di scriverci. Ormai avevamo accumulato tante lettere. Ricordo che ritornai in Costa Rica sbigottita, con una decisione così importante da prendere piena di conseguenze. Ricordo un altro consiglio che mi aiutò tanto in quel momento di dubbio: rivolgermi all’aiuto della Madonna. “Cuore dolcissimo di Maria preparami un cammino sicuro”. L’ho ripetuto migliaia di volte e le ho chiesto che mi facesse vedere con chiarezza; infatti, se dicevo di sì dovevo certamente andare in Germania con tutte le conseguenze.

Intorno al 15 agosto ho ricevuto il segno chiaro di cui avevo bisogno. E quel giorno dissi di sì.

Norbert e io, dopo tanta attesa, ci sposammo e viviamo felici. La nostra vita non è una favola. È vita, e la vita porta con sé anche difficoltà, problemi, sofferenze.

Ci parli un po’ di questa “vita” piena di gioia, ma anche di piccole o grandi sofferenze.

Dato che io non volevo vivere in Germania abbiamo deciso di abitare in Costa Rica, dove siamo vissuti i primi quattro anni e dove sono nati i nostri tre primi figli. È stata una Provvidenza divina che le cose si fossero messe male per poter decidere così. Ora che è passato del tempo capisco perché io abbia tanto insistito per non andare a vivere in Germania. Ciò avrebbe significato che avremmo dovuto vivere per un certo tempo nella casa dei miei suoceri, mentre andavamo costruendo la nostra casa… E intanto passarono altri quattro anni… Non avevamo niente. Abbiamo dovuto cominciare da zero.

Con l’aiuto di Dio e lo sforzo di Norbert siamo andati avanti e abbiamo potuto comprare (con un mutuo naturalmente) un terreno per cominciare a costruire. Norbert stesso fece il progetto della casa e, a parte ilo suo lavoro normale, nei fine settimana lavorava alla costruzione.

Una volta ho sentito dire che gli architetti non hanno ancora potuto inventare una cucina dove possano stare due donne, ed è proprio così.. È indispensabile che una famiglia giovane abbia le proprie pareti.

È stato un periodo intenso e stressante. C’erano giorni in cui mi sentivo come uno “zombie”, e i nostri primi cinque figli non dormivano per niente la notte.

Continuando col tema dei figli, durante il fidanzamento parlavate della famiglia che volevate costruire?

Prima di sposarci avevamo detto che volevamo avere figli: quelli che fossero arrivati, ma, mentre lui stava in Germania e io in Costa Rica, mi hanno fatto alcune prove mediche e mi hanno detto che non avrei potuto avere figli. L’ho scritto a lui e gli ho detto che, se non voleva sposarsi con me, lo avrei capito. Norbert rispose che non importava, li avremmo adottati.

Poi, grazie a Dio, arrivarono i nostri figli. Norbert e io abbiamo deciso che io sarei rimasta in casa badando ai bambini e lui avrebbe guadagnato il denaro. Anche se per un periodo di tempo ho rinunciato a un lavoro esterno, sono convinta che quel tempo non è andato perduto, anzi è stato il più importante della mia vita: ho avuto la possibilità di accompagnare i primi passi dei miei figli nell’avventura della vita, formandoli cristianamente, infondendo in loro dei valori…

Ora, mentre scrivo, penso ai nostri primi cinque figli più grandi, che ormai hanno lasciato il “nido” e ringrazio Dio che, quasi undici anni dopo il quinto figlio, ci ha fatto la grazia di avere Eva Maria,che adesso ha undici anni. È nata quando io avevo 44 anni, e naturalmente all’inizio ho avuto un po’ di paura, ma fortunatamente tutto è stato normale e finalmente Stefanie (la più grande) ha avuto la sua desiderata sorellina.

Norbert, lavoratore come sempre, aiuta i figli che ancora stanno all’Università, e continuiamo a pagare il mutuo…, ma ormai manca poco per terminare. Dio sempre aiuta, ma come dice il proverbio: “Aiutati che Dio ti aiuta”.

Il matrimonio, la famiglia, come ci ha raccontato, ci presentano sfide che prima non avremmo mai immaginato. Come ha affrontato la difficoltà di stare in un nuovo paese, senza conoscere bene la lingua e le abitudini del luogo?

Mi costava abituarmi al nuovo paese con altre abitudini e un’altra mentalità e molte volte ho desiderato di tornare indietro. Meno male che potevo contare su un forte “appoggio spirituale”, che mi aiutava a vedere le cose con un’altra prospettiva e mi dava molto coraggio per superare le difficoltà economiche, i malintesi con la suocera, il “mal di patria” (la nostalgia del tuo paese e della tua gente) ecc. e mi faceva vedere che tutti questi sacrifici e sforzi valevano la pena. E davvero è valsa la pena.

Vivo in Germania da quasi 25 anni. Ho dovuto imparare moltissimo, tra l’altro, il modo di essere della gente: mentre in America Latina siamo in genere molto comunicativi ed emotivi, e quando parliamo ricorriamo a tanti particolari; qui la gente è piuttosto riservata e moderata, ma con una ricchezza interiore immensa; se hai la fortuna di avere un (a) amico(a) qui, l’avrai per tutta la vita. All’inizio io non lo sapevo e queste differenze di carattere mi facevano soffrire abbastanza. Dovevo imparare a conoscere gli altri meglio e, nel frattempo, passar sopra a cose che non capivo e che mi davano fastidio.; cercare di perdonare e dimenticare… Tutto questo è valso la pena e, ricordando quegli anni, posso solo ringraziare infinitamente Dio per tante cure e benefici!

Ormai siamo sposati da quasi trent’anni, con sei figli, e ogni tanto vado nella chiesa di mio marito per salutare il mio caro San Raffaele.

“Avrebbe un ben povero concetto del matrimonio e dell'affetto umano chi pensasse che, nell'urto contro queste difficoltà, l'amore e la gioia vengano meno.. Proprio allora (…), invece, la donazione e la tenerezza si rafforzano e si manifestano come affetto autentico e profondo, più potente della morte”
(San Josemaría)