In ricordo di San Josemaría Escrivá

Celebrata per la prima volta a Pisa la Messa in onore di San Josemaría: ha presieduto la liturgia l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, nella chiesa universitaria di San Frediano, alla presenza di alcune centinaia di persone. Riportiamo l'articolo pubblicato sul settimanale diocesano ‘Toscana oggi’.

È stata celebrata per la prima volta a Pisa la Messa in onore di San Josemaría: ha presieduto la liturgia l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, nella chiesa universitaria di San Frediano, alla presenza di alcune centinaia di persone. Riportiamo l'articolo di Graziella Teta, pubblicato sul settimanale diocesano Toscana oggi.

Che la tua vita non sia una vita sterile. Sii utile. Lascia traccia. Illumina con la fiamma della tua fede e del tuo amore». La prima delle 999 massime di «Cammino», l’opera più conosciuta e diffusa di san Josemaría Escrivá (1902-1975) fondatore dell’Opus Dei, esprime il nucleo fondante e il senso dell’essere cristiano: un apostolo alla sequela di Cristo, che vive santamente la vita quotidiana, in famiglia, sul lavoro, nei rapporti sociali.

Facciata della chiesa universitaria di San Frediano a Pisa

Nell’omelia «Amare il mondo appassionatamente» (1967) il sacerdote spagnolo esortava: «Lì dove sono le vostre aspirazioni, il vostro lavoro, lì dove si riversa il vostro amore, quello è il posto del vostro quotidiano incontro con Cristo. È in mezzo alle cose più materiali della terra che ci dobbiamo santificare, servendo Dio e tutti gli uomini». Il pensiero e gli insegnamenti di san Josemaría Escrivá sono risuonati alti durante la concelebrazione eucaristica a lui dedicata, lo scorso martedì 25 giugno nella chiesa universitaria di San Frediano a Pisa, alla vigilia della sua commemorazione liturgica che ricorre il 26 giugno. La Messa era presieduta dall’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto, affiancato dal parroco don Claudio Masini e da don Paolo Benini, sacerdote della Prelatura dell’Opus Dei, giunto da Firenze.

Nell’omelia l’Arcivescovo ha invitato a guardare all’esempio di Josemaría Escrivá, la cui intuizione sulla vocazione universale alla santità e all’apostolato ha precorso i tempi, anticipando quanto poi espresso dalla costituzione dogmatica conciliare Lumen Gentium. «La santità per tutti i fedeli è ispirata da Dio - ha annotato l’Arcivescovo - è Lui che invia in missione, che chiama a farci apostoli, a servire nel lavoro quotidiano il Signore, la Chiesa, i fratelli». Nel battesimo diventiamo figli ed eredi di Dio Padre, una condizione che ci pone «in adesione alla sua vita, in un rapporto di familiarità, seguendolo con fiducia, non vivacchiando sotto costa ma gettando le reti al largo, nelle realtà del mondo, anche dove non pensiamo possa essere accolto il messaggio di salvezza». No, dunque, al piccolo cabotaggio, sì invece al coraggio di spingersi al largo, certi che Dio «fa fruttificare il nostro sforzo e il nostro impegno, a patto di renderci disponibili all’azione trasformatrice dello Spirito Santo, per vivere in pienezza secondo i talenti ricevuti, portando la Parola in ogni ambiente, familiare, professionale, di relazione. Tutto – ha aggiunto - è sostenuto dall’alto e dalle braccia amorevoli della Chiesa che agisce nel mondo». Per intercessione di san Josemaría Escrivá, ha concluso l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, preghiamo «affinché tutti possano realizzare il progetto che Dio ha per ciascuno di noi, diventando suoi collaboratori, per far sì che il mondo conosca Gesù, lo adori, lo segua».

Ma santità e apostolato non sono cammini da percorrere da soli, come ha ribadito anche l’Arcivescovo. Ponendosi in tal senso in un’ottica di servizio, l’Opus Dei si esplica in particolare nella formazione alla persona, sul piano umano, culturale, dottrinale, spirituale, religioso e apostolico.

Fondata nel 1928 dal sacerdote aragonese Josemaría Escrivá (beatificato nel 1992 da Papa Giovanni Paolo II, che nel 2002 lo proclamò santo), l’Opus Dei è eretta Prelatura Personale della Chiesa Cattolica da Papa Wojtyla nel 1982; l’attuale Prelato è monsignor Javier Echevarría. L’Opera è diffusa in tutto il mondo e conta circa 90mila aderenti, di cui il 98% sono laici e il 2% sacerdoti (a denotare la «missione» centrata sull’apostolato nell’esercizio delle professioni secolari). Centri e opere della prelatura sono diffuse in una trentina di città italiane. In Toscana varie attività di formazione sono offerte a Firenze (due i centri culturali e formativi: Accademia dei Ponti e Poggio Alto), Pisa, Lucca, Prato, Pistoia, Livorno e Siena. A Pisa, ad esempio, è stato organizzato un ciclo di incontri nell’Anno della Fede, tenuti da don Antonio Sanchéz-Gil, docente della Pontificia Università della S. Croce di Roma. Si svolgono, inoltre, corsi di dottrina cristiana e, due volte al mese, è disponibile un sacerdote della prelatura che cura direzione spirituale, confessioni e meditazioni (queste attività si svolgono nella chiesa di S. Giuseppe, accanto a via Carducci). Le iniziative di formazione sono aperte a tutti, di qualunque età e condizione sociale. E non si tengono registri dei partecipanti: nell’Opera si conta solo per 1, come diceva san Josemaría, a sottolineare l’importanza delle singole persone e delle loro specificità.

Graziella Teta