Eucaristia: Santità e Santificazione

Se il mistero eucaristico costituisce il centro della vita della Chiesa, la fede nell'Eucaristia rappresenta forse il segno più autentico dell'identità cattolica, reso tangibile nei frutti di santità che ne scaturiscono per i cristiani che su di essa imperniano la propria vita spirituale. Di questa centralità san Josemaría è significativo testimone.

Se il mistero eucaristico costituisce il centro della vita della Chiesa, la fede nell'Eucaristia rappresenta forse il segno più autentico dell'identità cattolica, reso tangibile nei frutti di santità che ne scaturiscono per i cristiani che su di essa imperniano la propria vita spirituale. Di questa centralità san Josemaría è significativo testimone. La proclamazione della vocazione universale alla santità si specifica nel suo messaggio nell'indicazione delle attività terrene non solo come luogo d'incontro con Cristo, ma anche come mezzo e materia di santificazione. In questo contesto teologico, nel quale il mistero dell'Incarnazione viene percepito in tutta la propria radicalità, la fede nella presenza reale di Cristo nell'Eucaristia assume un ruolo decisivo tanto per la santificazione personale come per la redenzione del mondo.

Per il primo aspetto, san Josemaría non esitò ad affermare che l'Eucaristia è «il centro e la radice della vita spirituale» (E’ Gesù che passa, n. 87), come disse poi il decreto Presbyterorum ordinis. Sono centinaia di migliaia gli uomini e le donne che, ancora in vita, san Josemaría spinse a testimoniare la centralità della Messa nella vita quotidiana. Struggente l'insistenza con cui ribadiva la necessità — oggi spesso taciuta — dì prepararsi a ricevere degnamente il Signore purificando l'anima nel sacramento della Penitenza. Ispirati dal suo amore per l'Eucaristia, quasi un migliaio di professionisti decisero di divenire sacerdoti. Insegnò ad osservare con esemplare fedeltà le prescrizioni liturgiche relative al culto e propagò intensamente ne! popolo di Dio la devozione eucaristica: visite al Santissimo, orazione mentale dinanzi al tabernacolo, comunioni spirituali, benedizioni ed esposizioni, veglie notturne di adorazione...

Quanto al secondo aspetto, in san Josemaría troviamo spunti anticipatori degli sviluppi che la centralità della fede eucaristica è destinata ad avere nel quadro della nuova evangelizzazione che attende la Chiesa nel terzo millennio. In tale prospettiva, un messaggio di santificazione del mondo ab intra, di presa di coscienza delle sconfinate virtualità apostoliche insite nella presenza del laicato nei gangli vitali della società, appare particolarmente attuale. In questa luce si accentua la dimensione dell'Eucaristia come prima forza dinamica nella vita cristiana, essendo la Messa sacrificio di Cristo che assume in sé e divinizza la fatica dell'uomo: «II nostro Dio ha deciso di rimanere nel tabernacolo per essere nostro alimento, per darci forza, per divinizzarci, per dare efficacia al nostro lavoro e al nostro sforzo» (E’ Gesù che passa, n. 151). Tutto l'operare umano ne viene elevato e santificato (cfr. n. 155): dobbiamo ricordare che «il rinnovamento che si opera in noi, nel ricevere il Corpo del Signore, deve essere manifestato nelle opere. Rendiamo dunque sinceri i nostri pensieri: che siano pensieri di pace, di donazione, di servizio. Rendiamo le nostre parole vere [...]. Rendiamo le nostre azioni coerenti, efficaci, appropriate: abbiano il bonus odor Christi» (n. 156).

Ogni cristiano diviene allora ostia viva, la sua anima in grazia un tabernacolo vivente in mezzo al mondo, il suo lavoro materia di un sacrificio di lode a Dio che, unito a quello del Corpo e del Sangue di Cristo, trasforma il mondo, lo innalza per lo Spirito Santo fino al Padre, lo salva. Con la forza dell'Eucaristia il cristiano è reso capace di piantare la Croce di Cristo al vertice di tutte le attività umane. In una meditazione predicata nella solennità del Corpus Domini, san Josemaría disse: «Dobbiamo scoprirlo anche nelle nostre attività quotidiane. Accanto alla processione solenne di questo giovedì, ci deve essere la processione silenziosa e umile della vita ordinaria di ogni cristiano, uomo tra gli uomini, ma con il privilegio di avere ricevuto la fede e la missione divina di comportarsi in modo tale da rinnovare sulla terra il messaggio del Signore. Non siamo immuni da errori, da miserie, da peccati. Ma Dio è con gli uomini, e dobbiamo far sì che si serva di noi perché il suo passaggio tra le creature sia ininterrotto. Chiediamo allora al Signore che ci conceda di essere anime di Eucaristia e che il nostro rapporto intimo con Lui si esprima in gioia, serenità, in desiderio di giustizia. È così che agevoleremo agli altri il compito di riconoscere Cristo e che daremo il nostro contributo per collocarlo al vertice di tutte le attività umane. Avrà compimento la promessa di Gesù: Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò a me tutte le cose (cf. Gv 12,32)». (È Gesù che passa, n. 156).

Atti del Congresso "Eucaristia: Santità e Santificazione", Roma, dicembre 1999