L'Opera prese la mano al fondatore

La parabola personale di san Josemaría è stata segnata dal senso di obbedienza alla chiamata ricevuta e ciò si riflette in una rappresentazione letteraria secondo cui non è il fondatore ad aver creato l'Opus Dei, ma è quest'ultima ad aver «inventato» il suo fondatore, perché l'Opera è frutto di una volontà di cui san Josemaría è stato lo strumento.

Ogni biografia può essere scritta da molti punti di vista. A Andrés Vázquez de Prada interessa Il Fondatore dell'Opus Dei (Leonardo International, pp. 762, 20 euro), come indica il titolo della sua opera giunta ora al terzo volume, (solo nel sottotitolo si legge: «La biografia di san Josemaría Escrivá»).

Il nesso tra il fondatore e l'Opera è a tratti così forte che l'ottica sembra quasi rovesciarsi: in molte pagine al centro dell'attenzione è proprio l'Opus Dei, fino al punto che è quest'ultima - prima ancora di nascere o di avere una forma compiuta - a guidare il fondatore piuttosto che viceversa. Tale ribaltamento riflette una convinzione profonda di san Josemaría che Vázquez de Prada ha recepito, assumendola come cardine del suo racconto.

La parabola personale di san Josemaría è stata segnata dal senso di obbedienza alla chiamata ricevuta e ciò si riflette in una rappresentazione letteraria secondo cui non è il fondatore ad aver creato l'Opus Dei, ma è quest'ultima ad aver «inventato» il suo fondatore, perché l'Opera è frutto di una volontà di cui san Josemaría è stato lo strumento.

L'attenzione si concentra perciò sul «carisma fondazionale». La parola carisma non gode di buona fama nel linguaggio corrente. Nel corso del XX secolo si è parlato molto di «potere carismatico», secondo una nota espressione di Max Weber. Tuttavia, nel Novecento la parola carisma - come, per altro verso, quella di martirio - è tornata spesso al centro delle riflessioni sull'esperienza religiosa contemporanea. Andrea Riccardi ha offerto recentemente una sintesi del papato di Giovanni Paolo II parlando di «pontificato carismatico» e, successivamente, ha colto nel cattolicesimo italiano dal dopoguerra ad oggi la presenza di una trasversalità carismatica.

In un certo linguaggio polemico post-conciliare, il carisma è stato contrapposto all'istituzione, ma non è questo il caso di san Josemaría e di molti altri, com'è evidente nel caso di Giovanni Paolo II. Per quest'ultimo, si deve parlare piuttosto di un carisma che si affianca all'istituzione, talvolta la ispira, talaltra si aggiunge ad essa per aprire nuove strade o raggiungere mondi lontani. Anche per il fondatore dell'Opus Dei, carisma vocazionale ha voluto dire aprire una strada nuova o raggiungere tanti che altrimenti sarebbero rimasti ai margini o fuori da un'intensa esperienza religiosa.

Non sempre, però, carisma e istituzione combaciano perfettamente. Con scrupolo ed onestà, Vázquez de Prada non tace le difficoltà e gli ostacoli che san Josemaría ha incontrato all'interno del mondo cattolico e fa emergere gli angosciosi interrogativi che ne sono scaturiti. È relativamente facile accettare che colpi o insidie vengano da avversari dichiarati; più difficile è invece farsi una ragione quando il male sembra venire da coloro da cui ci si aspetta conforto e solidarietà; tutto appare poi ancora più complesso quando si ha motivo di credere alle «buone intenzioni» di chi ci ostacola.

San Josemaría parlava spesso di «congiura dei buoni». Molti di coloro che lo hanno ostacolato hanno poi riconosciuto di aver sbagliato, attesta Vázquez de Prada, ma - sul piano storico - tali riconoscimenti non sciolgono tutti gli interrogativi. Carisma e istituzione hanno nature diverse e svolgono funzioni differenti: non sempre è possibile ricostruirne i rapporti in termini di verità ed errore o seguendo un modello esplicativo razionale e coerente. Entrambi sono costitutivi di una vicenda complessa, di entrambi ha avuto bisogno la Chiesa nella ricerca della sua via all'interno della difficile epoca contemporanea: la parabola di san Josemaría e le vicende dell'Opus Dei ne sono un esempio eloquente.

Avvenire, Italia