Dalla parte dell'Opus Dei

L’Opus Dei ha ricevuto un carisma rivolto a tutti quei fedeli che, come i primi cristiani in seno alla società pagana, desiderano essere aiutati da una particolare assistenza pastorale a vivere con pienezza tutte le esigenze ascetiche e apostoliche dei loro impegni battesimali.

Cardinale Julián Herranz

Nella Chiesa ci sono «pezzi» di luminosità spettacolare in certi ambiti (per esempio, l’insegnamento o le opere di carità verso i poveri e gli emarginati); altri non si vedono, ma cooperano decisivamente a sostenere gli altri (le religiose e i religiosi di clausura, con la forza della loro preghiera e dei loro sacrifici); altri che svolgono prevalentemente la loro attività in ambiti dottrinali o di cooperazione sociale, quali l’ecumenismo o il dialogo interreligioso; altri ancora tendono verso ampie finalità apostoliche ed evangelizzatrici, come l’Opus Dei, che domani, 2 ottobre, compie ottant’anni. L’Opus Dei ha ricevuto un carisma rivolto a tutti quei fedeli che, come i primi cristiani in seno alla società pagana, desiderano essere aiutati da una particolare assistenza pastorale a vivere con pienezza tutte le esigenze ascetiche e apostoliche dei loro impegni battesimali.

L’Opus Dei - la Prelatura personale dell’Opus Dei - con questo proprio carisma, sancito dalla Santa Sede come una compagine apostolica e gerarchica dotata di unità di spirito, di formazione, di fini e di regime di governo, contribuisce a far risplendere la Verità di Cristo tra la gente e nelle circostanze dell’ordinaria vita secolare, specialmente in quelle strutture ed ambienti culturali e sociali in cui la si vorrebbe ignorare o emarginare. Le persone dell’Opus Dei (laici in grandissima maggioranza: uomini e donne, sposati e celibi, di ogni professione o mestiere) sono comuni fedeli di qualsiasi diocesi del mondo, chiamati a diffondere, con una specifica assistenza pastorale, un messaggio universale: la chiamata alla santità e all’apostolato in mezzo al mondo, l’incontro pieno e impegnato con Cristo nel quotidiano lavoro professionale e nei doveri della vita familiare e sociale.

Ho avuto la fortuna di lavorare per ventidue anni al fianco di San Josemaría, il fondatore dell’Opera. Ricordo una personalità avvincente, dotata di una profonda dimensione soprannaturale e di un’altrettanto profonda umanità. «Ho un unico cuore - ci diceva - con cui amo Cristo, con cui ho amato mio padre e mia madre, con cui amo voi, che volete con me compiere la volontà divina, e tutti gli uomini, anche quelli che non mi capiscono o pensano di essere miei nemici». Quando conobbi l’Opus Dei rimasi subito colpito dall’impegno molto secolare e diretto. Trovare Cristo nelle realtà temporali: il lavoro professionale, la famiglia, lo sport, l’arte, gli impegni sociali, politici, sindacali. La concezione del lavoro come partecipazione all’opera creatrice e provvidente di Dio, come qualcosa che serve non solo a guadagnare il pane in terra ma anche il pane del cielo.

Il lavoro apostolico dei laici dell’Opus Dei è in qualche modo spontaneo, direi naturale. È un apostolato di amicizia e di confidenza: con i propri familiari, con i colleghi, con le persone che si incontrano. Perché chiunque si interroga, o può essere aiutato ad interrogarsi, sul senso dell’esistenza, della vita e della morte, sulla dignità e il destino dell’uomo. Sono domande che interessano tutti e noi cristiani abbiamo risposte che soddisfano l’inquietudine del cuore umano, che danno pace e gioia, e aprono la ragione alla fede.

Il messaggio dell’Opus Dei non è altro che il messaggio evangelico e spinge ciascuno a farsi carico delle necessità del prossimo. Mi viene in mente, tra l’altro, la Cina. Nella regione di Canton e a Pechino svolgono la loro professione alcuni laici della Prelatura che hanno fondato due Ong. Una si occupa di agricoltura, l’altra di ingegneria della manutenzione.

In questo anniversario l’augurio che vorrei fare a tutti i fedeli e amici dell’Opus Dei è lo stesso che mi rivolse l’indimenticabile Giovanni Paolo II all’indomani della mia nomina come Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, quando mi disse: «Spero che lei lavori con lo spirito di Escrivá». Da allora, ho inserito in una sezione permanente della mia agenda questa frase che mi aiuta ogni giorno a crescere nell’amore per la Chiesa, per il Papa e per tutti gli uomini (vicini o lontani da Cristo), secondo il luminoso esempio di San Josemaría.

La Stampa (Turín, Italia), 1 ottobre 2008