Dal mondo della finanza

Juan Carlos Fierro, Stati Uniti

Ha studiato Scienze Politiche all’Università di George Mason in Fairfax, Virginia, Stati Uniti. Ha lavorato presso la Corporazione Interamericana di Investimenti finanziari, sussidiaria del Banco Interamericano di Sviluppo e per la Corporazione Finanziaria Internazionale sussidiaria del Banco Mondiale a Washington D.C. Ha scritto questo articolo per il Congresso "La Grandezza della Vita Quotidiana".

Dopo il mio incontro con gli insegnamenti di san Josemaría riguardanti la Santa Messa, questi hanno influito sul mio modo di lavorare. Cercando di mettere in pratica quello che dicono sulla centralità e radicalità della Santa Messa, gli scritti del fondatore dell’Opus Dei, per esempio Forgia, “Lotta per far sì che il Santo Sacrificio dell'Altare sia il centro e la radice della tua vita interiore, in modo che tutta la giornata si trasformi in un atto di culto — prolungamento della Messa che hai ascoltato e preparazione alla successiva —, che trabocca in giaculatorie, visite al Santissimo, nell'offerta del tuo lavoro professionale e della tua vita famigliare...” (Forgia, 69), il mio lavoro ha avuto diversi cambiamenti. Per questo, e prima di entrare nel tema, è necessario che, anche se sommariamente, spieghi qual è il mio lavoro. Sono un consigliere finanziario, quello che nel linguaggio corrente si chiama broker. Lavoro per una nota società di investimenti a Washington D.C. A grandi linee, il mio compito consiste nel consigliare i miei clienti - dislocati in diverse parti del mondo – sulle diverse opportunità di investimenti, suggerendo loro uno piuttosto che l’altro, a seconda dei propri desideri e necessità. Si tratta di un lavoro stressante e competitivo dipendente dalla situazione concreta del mercato, perchè molte volte conoscere una notizia o saperla interpretare prima degli altri fa la differenza. La mia giornata inizia intorno alle 8.00, ma non sempre posso prevedere quando terminerà.

L’incontro con gli scritti di san Josemaría si è concretizzato in un primo momento nel fatto di ricevere la formazione e nella lotta per vivere determinate pratiche di pietà lungo la giornata, pratiche che mi facessero ricordare e mi rimandassero a Dio. Questo già ha portato con sè, evidentemente, un modo diverso di focalizzare il mio lavoro, ma, ed è qui che mi voglio soffermare, fu quando mi resi conto dell’importanza che monsignor Escrivá de Balaguer dava alla Messa che il mio lavoro acquistò, se si può dire così, una nuova dimensione. Evidentemente, questa scoperta della Messa come qualcosa di “centrale” e “radicale” nella mia giornata si è tradotta nel fatto di inserirla quotidianamente nel mio orario di lavoro; ma la “dimensione” alla quale mi riferisco va molto più in là di una mera questione di frequenza, di assistere alla Messa con più o meno regolarità. San Josemaría si riferiva in questo punto di Forgia alla Messa come centro e radice della vita interiore e al fatto di convertire la giornata in un atto di culto. Il fatto di cercare di calare e concretizzare il messaggio di queste due affermazioni, mi portò a pensare all’unione prima della Messa con il lavoro, poi del lavoro con la Messa. Per questo, di seguito, cercherò di commentare questa duplice dimensione.

La Messa si unisce al lavoro. Quando vado a Messa ho chiaro che non si tratta semplicemente di assistere, di fare un semplice atto di presenza. È poco tempo e nella mia professione il tempo è denaro: sono cosciente che devo approfittare bene di questi pochi minuti. Durante la Messa offro a Dio il mio lavoro, la mia famiglia, gli amici e i clienti; cerco di rendere lode a Dio e lo supplico inoltre, soprattutto, durante la comunione. Chiedo, non solo per il buon esito delle operazioni, anche luce, aiuto, per i tramiti e le decisioni della giornata e per le persone che hanno riposto la loro fiducia in me. Ringrazio per tante cose... e lascio nelle mani di Dio tante cose incerte. In questa mezz’ora sembra che tutto si fermi. Penso allora che sono davanti al “motore” che darà senso più tardi a tanta fretta, che mi aiuterà a mantenere la pace e la serenità di fronte agli imprevisti e alle difficoltà.

D’altra parte, il lavoro si unisce alla Messa. Di nuovo, già in ufficio, al telefono, in una riunione, davanti allo schermo del pc... cerco di aver presente quello che vivrò o che ho appena vissuto: il sacrificio della Messa. Questo si traduce in una serie di manifestazioni concrete. Ad ogni modo, essendo cosciente che ci sono aspetti del mio modo di focalizzare e pianificare il lavoro che sono cambiati, non sono cosciente di tutti, di alcuni non so spiegare esattamente perchè sono cambiati e immagino che tanti altri non sono cambiati del tutto, ma sono sul punto di cambiare. Per questo commenterò molto rapidamente tre aspetti che a me risultano evidenti:

Il primo di questi è il rapporto con gli altri. Non saprei spiegare esattamente come la Messa abbia influito in questo cambio, ma sono convinto che è stato così. Sta di fatto che adesso non vedo più le persone come fonte di investimenti da gestire, ma piuttosto come qualcuno che ha posto la sua fiducia in me e che io devo aiutare. Questo mi porta ad avere un rapporto più profondo, sincero e cordiale con ogni cliente; rapporto che, molte volte, visto sotto questo aspetto – come un vero servizio – supera il mero ambito professionale. Mi rendo conto che a volte più che cercare di dare spiegazioni, il passaggio da ciò che è strettamente professionale a ciò che è personale è dovuto a questo modo di agire. Abitualmente si verifica per piccoli particolari, una telefonata per congratularsi di un lieto evento familiare, una domanda sulla famiglia, raccontare la mia esperienza di lavoro, ... oppure quando affiorano le loro preoccupazioni, i piccoli o grandi conflitti familiari ed è allora che cerco di aiutarli.

Un secondo aspetto che, come quello precedente, mi risulta un pò difficile descrivere, è spiegare come la Messa ha agito, ma è evidente che è stato così: mi rendo conto di come il mio lavoro non dipende già dalla situazione del mercato, dalle sue oscillazioni. Come dicevo prima, la Messa costituisce il motore, la forza, dalla quale cerco di trarre serenità e pace per il resto del giorno. Ovviamente, non sono scomparsi i problemi e gli imprevisti: quello che è cambiato è il mio modo di affrontarli.

E, ultimo aspetto che emerge con evidenza al considerare questa doppia dimensione, è l’unità che ha adesso la mia giornata. Questo modo di vivere la Messa mi ha portato a trovare come il filo con il quale unire tutti gli aspetti del giorno... e della vita. Ovvero, prima vivevo muovendomi tra “piccole isole”: l’isola familiare, quella professionale, quella degli amici..., isole con poche o quasi nessuna relazione tra esse. Il fatto di unirle alla Messa ha comportato, al di fuori del momento del sacrificio, trovare queste relazioni!!! E vederle unite nella pratica.

Mi rendo conto che ciò che ho detto non sono che delle pennellate e per di più molto personali. Con esse ho voluto manifestare semplicemente ciò che ha comportato per me nella pratica, la scoperta della Messa come centro e radice della vita interiore e il fatto di cercare di convertire la giornata in un atto di culto. Mentre scrivevo queste righe pensavo, data la vicinanza degli avvenimenti, al disastro del World Trade Center. Io lavoravo lì, al 63 piano, dove pochi mesi fa hanno perduto la vita vari miei amici. Mentre li affido a san Josemaría, lo ringrazio perchè attraverso i suoi insegnamenti ho cominciato ad approfondire un aspetto così importante per un cristiano.