Benedetto XVI, faro di luce e fortezza

Il 19 aprile 2010 il Papa celebra cinque anni di pontificato. Per ringraziarlo del suo lavoro, il Prelato dell'Opus Dei, Monsignor Javier Echevarría, sottolinea il tono lieto del suo messaggio "esposto con tutti le risorse dell' inteligenza, con un linguaggio cristallino e con la testimonianza del suo rapporto personale con Gesù Cristo".

Si compiono cinque anni dell’elezione del Cardinale Joseph Ratzinger come successore di San Pietro a capo della Chiesa Cattolica. Il 2 aprile 2005 era morto Giovanni Paolo II. Le televisioni misero in campo un dispiegamento informativo senza precedenti. E in mezzo a quel clima di commozione e di affetto verso il Pontefice defunto, che ancora era presente per le strade di Roma, il 19 aprile 2005 abbiamo visto per la prima volta la figura amabile del nuovo Papa sul balcone centrale della Basilica di San Pietro.

Come concepisce Benedetto XVI la sua missione di capo della Chiesa universale? Nella Messa di inizio Pontificato, spiegava che il compito del pastore può spesso apparire faticoso. “Ma è bello e grande, perché in definitiva è un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che vuol fare il suo ingresso nel mondo”. In quella stessa occasione affermava che "non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo", "non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui" (Omelia, 24-IV-2005). Così il Papa intende la sua missione: comunicare agli altri la gioia che procede da Dio. Suscitare nel mondo un nuovo dinamismo di impegno nella risposta umana all’ amore di Dio.

In questi cinque anni di Pontificato, non sono mancati al Papa attacchi da parte di chi è determinato a cacciare il Creatore dall’orizzonte della società degli uomini; neppure sono mancate le sofferenze di fronte all’incoerenza e ai peccati di alcune persone chiamate a essere "sale della terra" e "luce del mondo" (Mt 5, 14-16). Niente di ciò deve stupirci, poiché le difficoltà sono parte dell’itinerario normale del cristiano, dato che non è il discepolo più del maestro, come ha annunciato Gesù Cristo: "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Gio 15, 20). Allo stesso tempo, non dimentichiamo quello che aggiunse il Signore: "Si hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra" (Ibidem).

Tra i motivi di riconoscenza a Benedetto XVI, vorrei porre in risalto la sua azione constante per far conoscere il Dio vicino. Questa espressione —presa dal titolo di un libro del Cardinal Ratzinger sull’Eucaristia— è anche un modo affettuoso di parlare del Creatore, che la fede ci mostra amoroso e vicino, interessato alla sorte delle sue creature, come affermava un santo dei nostri giorni. In effetti, San Josemaría ricordava spesso che, in mezzo al trambusto quotidiano, a volte "viviamo come se il Signore fosse lassù, lontano, dove brillano le stelle, e non pensiamo che è sempre anche al nostro fianco. E lo è come un Padre amoroso —vuol bene a ciascuno di noi più di quanto tutte le madri del mondo possano voler bene ai loro figli— per aiutare, ispirare, benedire... e perdonare." (Cammino, 267).

Qui risiede l’ottimismo indistruttibile del cristiano, confortato dallo Spirito Santo che non abbandona mai la Chiesa. Historia docet: quante volte, in venti secoli, si sono alzate voci funeste ad annunciare la fine della Chiesa di Cristo! Senza dubbio, mossa dal Paraclito, una volta superate le prove, si è mostrata poi più giovane e più bella, più piena di energie per condurre gli uomini per i sentieri della salvezza. Lo abbiamo visto in questi anni: l’autorità morale e intellettuale del Papa, la sua vicinanza e l’interesse per quelli che soffrono, la sua fermezza nella difesa della Verità e del Bene, sempre con carità, ha rafforzato uomini e donne di tutti i credo. Il Romano Pontefice continua a essere un fuoco che illumina le intricate vicissitudini terrene.

Nello svolgimento del mio compito episcopale, migliaia di persone di buona volontà —cattolici e non cattolici, anche numerosi non cristiani— mi hanno confidato che le risposte solide e piene di speranza di Benedetto XVI di fronte ai diversi drammi dell’umanità, hanno implicato per loro una conferma nel Vangelo, o un motivo di avvicinamento alla Chiesa e, soprattutto, un rinnovato interesse per approssimarsi al "Dio vicino" che il Papa proclama. Siamo in molti a sentirci ogni giorno arricchiti da questo annuncio gioioso di Benedetto XVI, maturato dalla luce della fede, esposto con tutti i mezzi dell’intelligenza, con un linguaggio cristallino e con la testimonianza della sua relazione personale con Gesù Cristo. Che il Signore ce lo conservi per molti anni come guida della Chiesa, per il bene dell’umanità intera.

Mettere Dio vicino

Mons. Javier Echevarría, Prelato dell’Opus Dei

In occasione del 5º anniversario dell’elezione di Benedetto XVI