Perché amava la libertà?

San Josemaría ripeteva che amava la libertà, basandola sul fatto che Cristo morì sulla Croce per darci “la libertà dei figli di Dio”. In questo articolo il Prof. Lluís Clavell analizza la relazione libertà–Croce.

Santuario di Torreciudad (Spagna)

Perché amava la libertà?

San Josemaría ripeteva che amava la libertà, basandola sul fatto che Cristo morì sulla Croce per darci “la libertà dei figli di Dio”. In questo articolo il Prof. Lluís Clavell analizza la relazione libertà–Croce.

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Vado in giro con una lanterna, come Diogene, cercando la libertà e non la trovo da nessuna parte [...]. Penso di essere l’ultimo romantico, perché amo la libertà personale di tutti – anche quella dei non cattolici” 5.

“Vado in giro con una lanterna, come Diogene, cercando la libertà”

Nella primavera del 1974, un anno prima che il Signore lo chiamasse a Sé, in un incontro con giovani di molti Paesi esprimeva le medesime convinzioni in modo informale, con vivacità e simpatia: “Nel secolo scorso, i nostri nonni – i miei, diciamo i vostri bisnonni – erano così in gamba che lottavano veramente per la libertà personale [...]. Erano dei grandi romantici, si sacrificavano e lottavano per ottenere quella democrazia che sognavano e una libertà personale con responsabilità personale. Così bisogna amare la libertà: con responsabilità personale. [...] Vado in giro con una lanterna, come Diogene, cercando la libertà e non la trovo da nessuna parte [...]. Penso di essere l’ultimo romantico, perché amo la libertà personale di tutti – anche quella dei non cattolici”.

La libertà dei figli di Dio e la sua relazione con la Croce

“Amo la libertà degli altri, la vostra, quella di chi sta passando per la strada, perché se non l’amassi, non potrei difendere la mia. Ma non è questa la ragione principale. La ragione principale è un’altra: che Cristo morì sulla Croce per darci la libertà, perché rimanessimo in libertatem gloriae filiorum Dei (Rm 8, 21)” 30

Il pensiero del Beato Josemaría Escrivá si riferisce alla libertà personale e alle sue conseguenze: alla libertà radicale o fondamentale e, per dirla con un’espressione abbastanza comune, alle libertà applicate. Sono due aspetti che s’intrecciano e sono inseparabili. Come ho detto all’inizio, uno dei meriti del Fondatore dell’Opus Dei, in questo tema come in molti altri, consiste proprio nell’aver unito dottrina e vita; e dunque, nell’aver messo in rilievo parecchie implicazioni della libertà in diversi campi, in tempi in cui la tendenza generale della cultura non andava in questa direzione. Nella bibliografia citata in precedenza abbondano le riflessioni su questi punti. Tuttavia nessuno di questi scritti affronta direttamente il rapporto tra la libertà e la Croce, oggetto centrale di questo articolo.

Alcuni testi invitano a farlo. Per esempio, tra gli altri, una dichiarazione dell’autore nella primavera del 1974 in cui affermava che l’elemento più decisivo del suo amore alla libertà è la morte di Cristo sulla Croce: “Amo la libertà degli altri, la vostra, quella di chi sta passando per la strada, perché se non l’amassi, non potrei difendere la mia. Ma non è questa la ragione principale. La ragione principale è un’altra: che Cristo morì sulla Croce per darci la libertà, perché rimanessimo in libertatem gloriae filiorum Dei (Rm 8, 21)”.

Nel modo in cui il Beato Josemaría concepisce il nesso tra libertà e Croce confluiscono il suo studio della teologia, la meditazione personale, alcune esperienze personali particolarmente intense e soprattutto il suo senso della filiazione divina.

Il Beato Josemaría utilizzava molto l’espressione la libertà dei figli di Dio. In questo modo metteva l’accento sulla relazione della libertà con la filiazione divina che Dio gli aveva fatto vedere come fondamento della sua vita spirituale. Per questo diceva: “Cresce in me di giorno in giorno l’impulso di proclamare a gran voce l’insondabile ricchezza del cristiano: la libertà della gloria dei figli di Dio! (Rm 8, 21)”. Ma ugualmente caratteristico è il suo modo di vedere la libertà come un dono divino che ci arriva attraverso la Croce. Così scrive su “l’amore per la libertà, che Gesù Cristo ci ha conquistato morendo sulla Croce (cfr Gal 4, 31)”.

A volte i due aspetti compaiono insieme: la libertà dei figli di Dio e il riferimento a Cristo redentore sulla Croce, rimandando ai testi paolini già citati di Romani e Galati. “Figli miei, noi siamo una famiglia numerosa e ricca di diversità, che cresce e si sviluppa in libertatem gloriae filiorum Dei (Rm 8, 21), qua libertate Christus nos liberavit (Gal 4, 31), nella libertà gloriosa che Gesù ci ha acquistato redimendoci da ogni schiavitù. Il nostro spirito è di libertà personale”.

Nel modo in cui il Beato Josemaría concepisce il nesso tra libertà e Croce confluiscono il suo studio della teologia, la meditazione personale, alcune esperienze personali particolarmente intense e soprattutto il suo senso della filiazione divina. Per questo motivo alcuni dei testi più incisivi si trovano in scritti che manifestano molto direttamente l’incontro personale del Beato Josemaría con Cristo, come i suoi commenti alle stazioni della Via Crucis e ai misteri dolorosi del Santo Rosario.

• Lluís Clavell è professore di Metafisica nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce a Roma

Fonte: Romana, Luglio-Dicembre 2001. L’autore per riferirsi a Josemaría Escrivá de Balaguer scrive “Beato” perché l’articolo è stato pubblicato prima della canonizzazione dello stesso, avvenuta nel 2002.