Amare i religiosi

Per il 2015 Papa Francesco ha indetto l'Anno della Vita Consacrata. San Josemaría amò e venerò sempre i religiosi. Riportiamo un suo autografo in cui diceva ai membri dell'Opus Dei: "una grande missione per noi è far amare i religiosi".

Il 2015 è l'Anno della Vita Consacrata. Lo scorso 2 febbraio, in occasione della 19ª Giornata Mondiale della Vita Consacrata, il Papa ha presieduto una Santa Messa.

San Josemaría amò e venerò sempre i religiosi. Riportiamo un suo autografo in cui diceva ai membri dell'Opus Dei: "una grande missione per noi è far amare i religiosi".

Devozione a santi religiosi

San Josemaría aveva una grande devozione per i fondatori di ordini religiosi come San Giuseppe Calasanzio, al quale era legato da vincoli di parentela, essendo il suo nonno paterno nato nello stesso paese del fondatore delle Scuole Pie, Peralta de la Sal, a 20 kilometri da Barbastro.

Nella sua predicazione e nei suoi scritti citava con frequenza Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux e altri santi carmelitani. Aveva grande affetto e devozione per San Giovanni Bosco.

Nella sua famiglia, profondamente cristiana, oltre a vari sacerdoti, c'erano diverse religiose.

Come tante persone del suo tempo, Escrivá ricevette la formazione cristiana in due scuole di religiosi. A tre anni cominciò ad andare al Parvulario nel Collegio delle Figlie della Carità di Barbastro, il primo collegio di bambine che ebbe in Spagna la Congregazione fondata nel 1633 da San Vincenzo de Paoli e Santa Luisa de Marillac. Vi stette dal 1905 al 1908 ed ebbe sempre una profonda gratitudine verso le Figlie della Carità; e soffrì profondamente -fino alle lacrime- quando seppe che una di queste religiose, che era stata amica e compagna di sua madre, era stata assassinata durante la persecuzione religiosa.

A sette anni passò al collegio dei Padri Scolopi di Barbastro. Curiosamente, anche questo fu il primo che questi religiosi aprirono in Spagna. Un religioso scolopio, padre Manuel Laborda della Madonna del Carmine (Borja Saragozza, 1848 — Barbastro, 1929) fu suo professore di religione, storia, latino e calligrafia, lo preparò per la prima comunione e gli insegnò una preghiera di comunione spirituale che recitò per tutta la vita e trasmise a migliaia di persone:

"Vorrei, Signore, riceverti con la purezza, l'umiltà e la devozione con cui ti ricevette la tua Santissima Madre; con lo spirito e il fervore dei santi".

La sua vocazione

Dio si servì, per mostrargli la chiamata al sacerdozio, di un pio carmelitano. Il giovane Escrivá si commosse a vedere le orme sulla neve di un religioso, José Miguel della Madonna del Carmine, durante le feste di Natale del 1917-18 a Logroño. Andò a parlare con lui per comprendere che cosa Dio gli stava chiedendo e decise di farsi sacerdote. Conservò sempre un grande amore per l'Ordine del Carmelo e un grato ricordo di questo religioso, che incontrò di nuovo a Burgos nel 1938. Padre José Miguel morì il 23 settembre 1942.

A Madrid ebbe relazioni con religiose di vita santa, come la fondatrice delle Dame Apostoliche Mercedes Reyna O´Farril, religiosa del Patronato de Enfermos, nata a l'Avana, e morta in odore di santità il 23 gennaio 1929. Quando ella morì, il fondatore, che l'aveva accudita durante la sua ultima infermità, si affidò alla sua protezione.

Visita di san Josemaría a un convento di religiose nel 1972, durante il suo viaggio di catechesi nella Penisola Iberica.

Un agostiniano, Eduardo Zaragüeta, scrive nella Voce di Spagna di San Sebastiano (8 luglio 1975): "noi agostiniani abbiamo conosciuto il suo carattere e la sua semplicità cordiale quando predicò gli esercizi nel monastero di San Lorenzo El Real, del El Escorial. Escrivá amava Sant'Agostino e la ricca tradizione dell'Ordine che egli aveva fondato 16 secoli prima, in circostanze molto simili a quelle attuali".

Frate Joaquín Sanchis Alventosa, francescano, che occupò posti importanti di governo nel suo Ordine e partecipò attivamente al Concilio Vaticano II, non ha dimenticato i primi passi dell'Opus Dei a Valenza, intorno al 1939. La casa della via de Samaniego, sede di una residenza di studenti, era vicino al suo convento di San Lorenzo, e il direttore della residenza gli chiese di celebrarvi ogni giorno la Messa e di officiare il sabato la Benedizione col Santissimo. Nacque così una relazione molto amichevole, della quale Fra Joaquín elogia "l'affetto e la deferenza che avevano verso di noi religiosi francescani quegli universitari che cominciavano a vivere una spiritualità laicale. Questa venerazione era dimostrazione dell'amore per lo stato religioso che Mons. Escrivá infondeva in questi suoi figli, che cercavano la santificazione in mezzo alle attività professionali".

Rimaneva chiaro -come la Chiesa universale avrebbe sancito col passare degli anni- che la vita dell'Opus Dei è molto diversa dalla vocazione religiosa. Tuttavia questa netta differenza, lungi dall'essere motivo di separazione, porta all'ammirazione e all'affetto reciproco. Se Fra Joaquín era incantato dal fatto che alcuni giovani universitari lo trattassero con tanto affetto, commuove anche la grandezza di spirito -magnanimità cristiana- con cui questo frate francescano si rallegra nel vedere la misericordia di Dio nelle attività dell'Opus Dei: "molti ex alunni dei nostri collegi francescani mi hanno raccontato il ruolo decisivo che ha avuto per loro l'apostolato dell'Opera quando sono arrivati all'università. Non pochi hanno ricevuto la vocazione all'Opus Dei. Mi viene adesso in mente la gioia che ho provato nell'incontrare a Roma uno dei miei amati ex alunni, che aveva ricevuto l'ordinazione come sacerdote dell'Opus Dei".

Chiamata universale alla santità

Il fondatore dell'Opus Dei diffuse in tutto il mondo la chiamata universale alla santità, anche e soprattutto per i laici. Però, come riconosce padre Aniceto Fernández, che fu Maestro Generale dei Domenicani, questa realtà non significò mai per lui, né per i soci dell'Opera, "una svalutazione o una critica della vita religiosa, né alcuna diminuzione dell'eccellenza della vocazione religiosa".

Un'altra manifestazione pratica dell'amore di San Josemaría per i religiosi appare nell'aiuto decisivo che fornì per la restaurazione dell'Ordine dei Geronimiti, a El Parral (Segovia), dal 1940. José María Aguilar Collados, monaco geronimita, testimonia che deve la sua vocazione di geronimita a Mons. Escrivá de Balaguer, e aggiunge i nomi di alcuni studenti che furono anch'essi confermati dal fondatore dell'Opus Dei nel loro cammino di religiosi.

Fotografía del Monastero di san Lorenzo (El Escorial), dove san Josemaría predicò gli esercizi spirituali ai religiosi che vi risiedevano.

Si fece in quattro, nella misura consentita dai suoi obblighi, per accudire spiritualmente i religiosi che glielo chiedevano. Il beato Álvaro del Portillo ricorda gli esercizi che predicò a El Escorial.

"Dal 3 all'11 ottobre 1944, il nostro fondatore predicò gli esercizi agli Agostiniani del monastero dell'Escorial, con la salute molto malconcia: aveva un antrace enorme sul collo, e febbre alta. Fu allora che gli fu diagnosticato il diabete; tuttavia portò a termine il suo impegno di predicazione. Il provinciale degli Agostiniani, padre Carlos Vicuña, mi scrisse il 26 ottobre: le do una breve impressione degli esercizi spirituali predicati da Don Josemaría Escrivá ai religiosi agostiniani del monastero reale del Escorial in questo mese di ottobre.

Tutti sono d'accordo sul fatto che ha superato ogni più rosea speranza e soddisfatto pienamente i desideri dei superiori; ora speriamo da Dio che il frutto sia molto abbondante. Tutti senza eccezione (padri, teologi, filosofi, fratelli e aspiranti) pendevano dalle sue labbra col fiato sospeso, come si suole dire; le sue conferenze di 30-35 minuti sembravano solo di 10, tanto erano accattivati da quel torrente di fervore, entusiasmo, sincerità ed effusione del cuore.

"Gli viene dal cuore, parla così perché ha vita e fuoco interiore"; è un santo, un apostolo; se gli sopravviviamo molti di noi lo vedremo sugli altari…", sono le espressioni che ho ascoltato dai partecipanti.

È da sottolineare la rara all'unanimità degli elogi, soprattutto trattandosi di un uditorio composto in grande maggioranza da intellettuali e specialisti. Non si è udita una sola voce meno favorevole. È vero che veniva preceduto da un'aureola di santo, però è altrettanto vero che lungi da deluderla, l'ha confermata".

Il miracolo della beatificazione

Durante gli ultimi anni della sua vita, quando poteva, visitava qualche monastero di clausura per chiedere preghiere e testimoniare il suo amore per i religiosi, come avvenne, per esempio, nei viaggi di catechesi in Spagna e America.

San Josemaría predicò la chiamata universale alla santità.

Una felice coincidenza: il miracolo riconosciuto dalla Chiesa per la beatificazione di questo fondatore, che aprì nuove strade di rinnovamento ecclesiale e ricordò ai laici la chiamata universale alla santità, riguardò un'anziana religiosa, suor Concepción Bouillón Rubio. Fu come una conferma ulteriore della venerazione e dell'amore per i religiosi di questo santo che ha portato nella Chiesa un carisma genuinamente laicale.

Fonti: articolo di José Miguel Cejas Escrivá e i religiosi; libro di Salvador Bernal: Mons. Josemarìa Escrivá de Balaguer. Appunti per un profilo del fondatore dell'Opus Dei.