Dal libro di Alessandra Borghese “Con occhi nuovi”. La giornalista di Panorama, discendente di una delle più nobili famiglie italiane, racconta con semplicità la storia della sua conversione. Pubblichiamo un estratto in cui parla di san Josemaría.

Un altro santo che amo molto e a cui devo un importante orientamento per la mia vita spirituale è Josemaría Escrivá, di recente santificato. È il fondatore dell'Opus Dei. Io non faccio parte di quest’Opera. Tuttavia, sono molto attirata dalla spiritualità che ne sta alla base e che è, appunto, quella proposta da questo sacerdote spagnolo. Noi, di solito, crediamo che per crescere nella vita spirituale, per diventare santi, occorra fare delle cose straordinarie, fuori dal comune. Escrivá ci ha invece insegnato che basta fare con amore ciò che è il dovere o l'impegno professionale al quale la vita ci chiama.

La via della santità passa dunque per l'ordinario, per le cose normali, il lavoro, la vita di famiglia, ma anche lo svago, l'amicizia e così via. Per questo, per esempio, occorre prepararsi bene per esercitare una professione, tenersi aggiornati, e così via. Anche questo fa parte della santità, perché è una delle possibili forme per esprimere e vivere il rispetto verso gli altri, l'amore nei confronti dei fratelli in umanità. Ma anche accudire con gioia rinnovata alla propria famiglia, servirsi l'un l'altro anche nella routine quotidiana non sempre esaltante, anche questo è occasione diretta di santità.

Così, l’ordinario diventa straordinario perché, se fatto con amore, in unione con Dio sacralizza la realtà. E già in qualche modo la trasfigura. Credo che la spiritualità proposta da Escrivá sia davvero assai moderna, adatta ai laici che vivono nel mondo e che in esso vogliono e devono impegnarsi. Una nuova forma di contemplazione, vissuta però in seno a una realtà che è comune a tutti, credenti e non credenti, e che proprio per questo, può facilmente farsi lievito e diventare testimonianza.