“San Josemaría e i suoi fratelli sacerdoti”, nelle parole di Mons.Joaquìn Alonso

“La carità di san Josemaría con i sacerdoti era continua, splendida, perché nasceva dalla sua profonda umiltà, che, come dice Sant’Agostino, procede dalla carità”

Mons. Joaquìn Alonso, sacerdote dell'Opus Dei, che visse con San Josemarìa e lavora da anni a stretto contatto con il Prelato dell'Opus Dei, è Consultore Teologo della Sacra Congregazione per la Causa dei santi

“La carità di san Josemaría con i sacerdoti era continua, splendida, perché nasceva dalla sua profonda umiltà, che, come dice Sant’Agostino, procede dalla carità”. Con queste parole, mons. Joaquín Alonso, per 22 anni stretto collaboratore di san Josemaría, ha esordito in un incontro con decine di sacerdoti e seminaristi all’Università Pontificia della Santa Croce, a Roma.

Con uno stile familiare, ha voluto condividere con gli uditori i suoi personali ricordi sulla predilezione di san Josemaría nei confronti dei suoi fratelli sacerdoti. Dopo aver esposto una breve biografia del fondatore dell’Opus Dei, si è soffermato a raccontare come verso la fine degli anni sessanta avesse spinto vari sacerdoti dell’Opus Dei a dare vita nella città di Roma ad iniziative volte ad alimentare la fraternità tra i sacerdoti.

“Così è nato il Centro Romano di Incontri Sacerdotali, CRIS”, ha ricordato mons. Alonso. “Organizzavamo riunioni, conferenze, visitavamo sacerdoti anziani o ammalati. Perché Roma – ha detto – era ed è piena di cardinali, vescovi, parroci, sacerdoti... di oltre ottantanni, o ammalati, che hanno bisogno di compagnia, di qualcuno che li ascolti…”

San Josemaría era preoccupato soprattutto di porre rimedio alla solitudine, voleva che nessun sacerdote si sentisse solo. “Oggi - ha detto mons. Alonso – siamo in un’epoca in cui anche la solitudine è globalizzata. Circondati da cose, ma soli”. Ha sottolineato inoltre che aveva imparato dal fondatore dell’Opus Dei che la carità non è “parlare di cose sublimi”, ma preoccuparsi delle minuzie, sapere come fare perché gli altri sorridano, perché si sentano in famiglia.

“San Josemaría ci incoraggiò inoltre ad organizzare iniziative di contenuto culturale e dottrinale”, ha proseguito. Negli anni settanta, per quelle attività del CRIS passarono intellettuali quali Victor Frankl, Jérôme Lejeune, Joseph Pieper, Sergio Cotta, Antonio Millán Puelles, Peter Berglar e diverse decine di vescovi.“Un giorno arrivò un giovane cardinale, polacco, molto simpatico”, ha raccontato mons. Alonso. Era Karol Wojtyla. Il futuro Papa si trovava a Roma a motivo di un sinodo e aveva manifestato il suo interesse per andare ad un incontro del CRIS, nel quale avrebbe parlato il cardinale tedesco Joseph Höffner. “Gli abbiamo fatto un’intervista: gli mandammo le domande in italiano e ci rispose in polacco. Ricordo che scrisse con una biro un pò scarica. Non capii niente, soltanto una frase in latino, che era in cima ad ogni pagina. Era una frase della sequenza Veni Sancti Spiritus”, ricordò. “Dopo abbiamo stampato l’intervista e l’abbiamo divulgata. Due anni più tardi il cardinale Wojtyla tenne una conferenza al CRIS”.

“Se non c’è Eucaristia, il sacerdote non esiste”, era una delle idee centrali della predicazione di san Josemaría quando si riferiva alla vita sacerdotale. “Questo ci portò a organizzare iniziative per diffondere la devozione eucaristica – momenti di adorazione al Santissimo Sacramento, ad esempio, tra i sacerdoti diocesani e seminaristi. Tempo dopo, estendemmo le attività alla Germania e cominciammo a riunirci lì durante l’estate”.

Durante l’incontro, mons. Alonso diede anche alcune pennellate sulla personalità di san Josemaría. Ricordò che il giorno del giovedì santo del 1975, “eravamo nell’oratorio di Pentecoste, nella sede centrale dell’Opus Dei. All’improvviso san Josemaría cominciò a fare la sua orazione a voce alta: Dopo cinquantanni sono come un bambino che balbetta: sto cominciando e ricominciando”. E che in un’altra occasione gli aveva sentito dire: “Il Padre? Un peccatore che ama Gesù Cristo e che non riesce ad imparare fino in fondo le lezioni che Dio gli dà; un tonto bello e buono: questo è il Padre! Ditelo a chi ve lo domandi, perché ve lo domanderanno”.

Più avanti, dialogando con il pubblico, mons. Alonso ha sottolineato: “Mi domandate cosa ho imparato da san Josemaría? E io rispondo: non lo so. Lo saprò quando sarò alla presenza di Dio. So quello che mi ha insegnato, ma non so cosa io ho imparato. Mi ha insegnato l’allegria di essere cristiano, sottolineo quello dell’allegria, perché è una caratteristica propria della vita cristiana. Tutti gli anni nelle prime pagine del calendario liturgico che utilizzava (dove si indica la Messa che si andrà a celebrare ogni giorno), scriveva: In laetitia nulla dies sine Cruce!” (Nella gioia nessun giorno senza la croce).

Mons. Alonso ha fatto anche riferimento alla relazione tra san Josemaría e la Madonna, che “non era solo una devozione, perché aveva una concezione tutta mariana della sua esistenza”. Infine, ha chiesto agli assistenti che si unissero alla preghiera della diocesi di Roma che ogni venerdì prega in modo speciale perché arrivino più vocazioni al seminario di Roma.

L’incontro, che ha avuto luogo nell’aula Höffner dell’università giovedì 27 maggio, è una delle attività organizzate dalla cappellania universitaria.

Download Palm version nel sito del Bolletino della Prelatura della Santa Croce e Opus Dei (www.romana.org)